La Preistoria

Il centro abitato attuale ha probabile origine bizantina, ma il primo popolamento del territorio di San Giovanni Suergiu risale al Neolitico Finale, epoca alla quale si ascrivono le più antiche sepolture rinvenute, le domus de janas della necropoli di Is Loccis Santus, che hanno restituito materiali della Cultura di Ozieri. Da questo momento in poi le tracce delle varie culture diffuse nel resto della Sardegna si moltiplicano anche nel territorio sangiovannese, divenendo particolarmente cospicue per l’età nuragica, per la quale sono attestati almeno tre nuraghi complessi e numerosi altri monotorre. Anche i periodi punico e romano videro un fitto popolamento del territorio, benché i resti di queste epoche, più labili dei precedenti, non si siano conservati in misura così imponente.

Interno Necropoli Is Loccis Santus
Interno necropoli Is Loccis Santus

Menu Rapido

Il Comune

Informazioni, Attività

Governo

Sindaco, Giunta, Consiglio, Statuto

Cultura

Arte, Scuola, Sport

Territorio

Demografia, Frazioni, Collegamenti

Ingresso Necropoli Is Loccis Santus
Ingresso Necropoli Is Loccis Santus

Necropoli
Is Loccis Santus

La Necropoli di Loccis Santus è scavata in un banco di trachite nei fianchi della collina, e le Domus de Janas che la compongono oggi visibili sono tredici. 


Si tratta di Domus de Janas di tipo molto semplice, senza decorazioni, con struttura a nicchia multipla. Si ritiene che il sito funerario sia databile al terzo millennio avanti Cristo, e che sia stato utilizzato fino ai primi secoli del secondo millennio avanti Cristo. La sua importanza è data soprattutto dai molti reperti ritrovati all’interno delle tombe, per lo più ceramiche ed oggetti d’ornamento ascrivibili alla Cultura di Ozieri, di Abealzu e Filigosa, di Monte Claro, del Vaso campaniforme e di Bonnanaro. 


Questi reperti sono oggi in gran parte conservati nel Museo Villa Sulcis di Carbonia. Gli scavi iniziati circa trent’anni fa sono stati ripresi più volte, anche recentemente.

Sulla sommità del colle in cui è situata la necropoli è presente il Nuraghe Punta Gannau un Nuraghe di tipologia indefinita, forse un monotorre, edificato a 63 metri di altezza.


Una delle peculiarità di questo sito è costituito dalla forma delle tombe: alcune presentano una planimetria che ricorda un fiore con dei petali, caratteristica unica in Sardegna, tipica del Sulcis.


Le tombe che meglio si conservano sono:

  • La terza sulla destra a partire dall’ingresso dell’area, caratterizzata da uno sviluppo planimetrico longitudinale e con un dromos di accesso.
  • La tomba quattro, che si trova nella parte alta della necropoli, con una planimetria simile a quella precedente, ma con un corridoio di accesso pavimentato in ciottoli e affiancata da un menhir abbattuto.
Riproduci video

Nuraghe Candelargiu

Si tratta di un Nuraghe edificato a 13 metri di altezza, ricoperto di terra fino quasi all’architrave di quello che doveva essere l’ingresso principale. Si tratta di un poderoso Nuraghe in andesite, a pianta trilobata, frutto dell’aggiunta di due torri secondarie davanti al mastio, collegato da muri che cingono un cortile centrale. Nei pressi del Nuraghe si trovano i resti di un insediamento, con una capanna delle riunioni di dimensioni notevoli, e vicino si trova un pozzo accuratamente rifasciato all’interno. Rimangono anche tracce di un antemurale. Il Nuraghe è stato probabilmente, nei secoli, oggetto di riutilizzo, come indicano le tracce di malta e intonaco su alcuni dei suoi muri. Non lontano, si può ammirare Sa Coronedda, nota anche come Rupe Antropomorfa o Sfinge, imponente roccia millenaria dalle sembianze di un volto umano.    

Informazioni

Per conoscere come arrivare, cosa fare e dove alloggiare visita il

PORTALE TURISMO

Nuraghe Candelargiu
Nuraghe complesso Candelargiu
Rupe Antropomorfa
Chiesa Romanica Di Palmas

Medioevo
Chiesa di Palmas

Nel periodo bizantino si insediarono tre comunità di monaci che vi costruirono tre conventi: a Palmas, a Suergiu e a Matzaccara, dei quali non restano tracce evidenti. È a quel periodo che si può far risalire la nascita di Villa di Palmas di Sols, poi appartenente alla curatoria del Sulcis del giudicato di Cagliari. È però del 1066 il primo documento esistente negli archivi che attesta la presenza dei monaci nel territorio. 

 

In quell’anno infatti, Vera, la moglie di Orzocco Torchitorio I, giudice di Cagliari, offrì ai monaci benedettini di Monte Cassino, sei chiese del Sulcis, fra cui Santa Maria di Palmas. Da cui si può dedurre che sia Palmas che la chiesa di Santa Maria siano state costruite in date antecedenti il 1066. Successivamente la chiesa fu donata ai monaci di San Vittore di Marsiglia (1089), dal Giudice Costantino I Salusio II, figlio di Torchitorio, che la tolse ai cassinesi senza l’assenso del Vescovo. 

 

Solo una decina d’anni dopo, il Papa Pasquale II la restituì al Vescovo diocesano. Causa le ripetute incursioni barbaresche che terrorizzavano e depredavano di ogni bene tutto il territorio che si affacciava al golfo di Palmas, la villa fu popolata da tante famiglie che abbandonarono la vicina Sulki-Sant’Antioco.

 

Nel 1258 la villa passò sotto il controllo del pisano Gherardo della Gherardesca; alla morte del suo ultimo erede nel 1355 venne inglobata nel regno di Sardegna dagli aragonesi, tuttavia come la quasi totalità dei centri abitati sulcitani si spopolò completamente nei secoli successivi. 

 

Dopo varie vicende che videro questa regione passare alternativamente sotto il dominio del Giudicato di Arborea e degli Aragonesi, a partire dal 1471 sappiamo che il paese venne infeudato alla nobile famiglia degli Aragall, pur essendo ormai pressoché disabitato. Fu ricostituito infatti dopo il 1781 ed entrò a far parte del feudo dei Bou-Crespi.

 
 

Informazioni

Per conoscere come arrivare, cosa fare e dove alloggiare visita il

PORTALE TURISMO

 

Età Moderna

Nella prima metà del Novecento Palmas Suergiu fu interessata a un rapido sviluppo industriale, che interruppe la monoeconomia agropastorale sino ad allora presente.   Nacquero così la centrale termoelettrica di Santa Caterina e gli impianti di raffinazione del carbone e di lavorazione del magnesio della SAMIS (trasferiti però a Sant’Antioco negli anni trenta). Oltre a ciò la costruzione della rete delle Ferrovie Meridionali Sarde fece della stazione di Palmas Suergiu il principale scalo ferroviario del Sulcis dell’epoca, in quanto da qui si diramavano le linee per Iglesias, per Siliqua e per Calasetta (linee poi chiuse nel 1974).   Dal punto di vista agricolo l’INPS bonificò una larga fetta di territorio paludoso nella zona tra Suergiu e Palmas (divenuta frazione), stabilendovi un’importante azienda agraria nel 1953, poi passata a gestione regionale e cessata negli anni ottanta. Tutti questi insediamenti produttivi portarono a un incremento della popolazione, con un flusso migratorio proveniente anche da oltre Tirreno, facilitato inoltre anche dal grande sviluppo che i vicini bacini carboniferi sulcitani stavano vivendo in quell’epoca.      

Informazioni

Per conoscere come arrivare, cosa fare e dove alloggiare visita il

PORTALE TURISMO

Stazione ferroviaria di Palmas Suergiu (prime littorine FIAT)
Riproduci video

Menu Rapido

Il Comune

Informazioni, Attività

Governo

Sindaco, Giunta, Consiglio, Statuto

Cultura

Arte, Scuola, Sport

Territorio

Demografia, Frazioni, Collegamenti